Monte Girella

La cerniera tra il mare ed il parco del Gran Sasso e i monti della Laga


Il Girella è sicuramente tra le due “montagne gemelle” quella di gran lunga più frequentata, in particolare per i sentieri che seguono la linea di dorsale nord-sud che porta comodamente alla cima partendo dalla località turistica di San Giacomo; non mancano tuttavia le possibilità di effettuare escursioni lungo tracciati meno noti e da improvvisare per brevi tratti, come quello qui proposto che conduce alla cima affrontando la montagna lungo il suo versante occidentale, attraverso ambienti che trasmettono specie nel primo mattino un piacevole senso di solitudine. Il punto di avvio di questa breve escursione è il valico Croce di Corano situato a poco meno di 1.100 metri raggiungibile con la strada provinciale N.69 sia dal versante teramano che dalla valle del torrente Castellano; curiosamente la provinciale consiste per un lungo tratto in una brecciata, comunque molto ben tenuta e percorribile con qualsiasi auto. Si lascia l’auto in corrispondenza del valico e si prende una sterrata (sulla destra salendo da Macchia da Sole o sulla sinistra se si è arrivati da San Vito) e ci si dirige rimanendo in piano verso la base della costa rocciosa de delle “Porchie” che appare maestosa vista così dal basso; si prosegue lungo la sterrata per qualche centinaio di metri sino a notare sulla propria sinistra un grande albero accanto al quale è una sorta di panca realizzata con una lastra di pietra ed in quel punto si può lasciare la strada e salire direttamente per prati in direzione nord sino ad incontrare un primo ometto segnavia (foto n.3) dal quale, deviando leggermente sulla destra si raggiunge un altro segnavia (foto n.4) ed infine un masso su cui è un bollo giallo (foto n.5), piuttosto stinto ma ancora visibile. In questo punto ho girato un pò in tondo senza avere però trovato ulteriori segni che lasciassero intuire la via (al ritorno sarà invece chiaro dove sarei dovuto andare a cercare la prosecuzione della traccia) e quindi ho puntato ad un irto brecciaio lì vicino che, divenendo più in alto un ripido imbuto, mi avrebbe condotto alla base del costone roccioso dove sicuramente avrei intercettato il sentiero indicato nella carta escursionistica (n.413 che sale da Le Canavine) e così in effetti è stato, con una salita di breve lunghezza ma per contro piuttosto intensa. Il sentiero che costeggia con un lungo traverso le formazioni rocciose è molto evidente e dirigendosi sulla sinistra (direzione nord) dopo aver guadagnato ancora un altro pò di quota giunge ad un intaglio (palina segnavia) dove si apre un affaccio verso il Vallone, cambiando così radicalmente l’ambiente in cui si ritrova camminare: da un sentiero sospeso a mezza costa, a tratti scolpito nella pietra, si procede ora in una verdissima distesa prativa che si perde in un’ampia vallata dalle linee morbide. E così, a vista, si continua a salire con leggera pendenza sino a giungere al pianoro dov’è situato il “Lago” (vale comunque la pena all’andata o al ritorno deviare e portarsi sul ciglio del crinale da cui si hanno notevoli affacci verso la vallata da cui si è saliti). Dopo una sosta sulla sponda del piccolo specchio d’acqua si riprende a salire lungo la traccia evidente che conduce in breve sul pianoro sommitale dove nella massima elevazione si erge la grande croce bianca di vetta. Dalla cima nei giorni di aria limpida il panorama è notevole, spaziando dal Mare Adriatico al vicino e “gemello” Monte Foltrone sino alla teoria di cime del Gran Sasso, Laga e Sibillini .. insomma si vede bene praticamente quasi tutto l’Appennino centrale!! Per la discesa non riamane che ripercorrere i passi fatti all’andata ed in particolare seguire per intero il sentiero che traversa sotto il bastione roccioso delle Porchie fino a che questo non piega drasticamente verso il basso e si infila nel bosco laddove riappaiono radi ma rassicuranti i bolli gialli che aiutano a superare qualche tratto di indecisione dove tra alberi abbattuti e terreno franato il sentiero, evidentemente ben poco frequentato, si perde un pò. La discesa nel bosco è veloce ed in breve si sbuca all’aperto in corrispondenza di un grosso ometto (foto n.43) superato il quale si supera un breve tratto di folta vegetazione trovandosi di nuovo al masso con il bollo giallo; ecco dunque chiuso il cerchio e trovata la via e spero che queste poche indicazioni siano di ausilio a chi vorrà fare questa escursione che in una mattinata consente di raggiungere il più alto dei Monti Gemelli attraverso un percorso sicuramente molto vario e tutt’altro che battuto.